Persone con disabilità
Persone LGBTI+ con disabilità
Un vissuto comune rispetto alla sessualità da parte delle persone disabili LGBT+ è rappresentato dalla difficoltà di integrare piacere e affettività con la condizione di disabilità. Idee stereotipate che associano la persona con disabilità a persone “asessuate” sono ancora molto frequenti e radicate, a volte nelle stesse persone con disabilità. Questo però entra in conflitto con il naturale desiderio sessuale e il bisogno affettivo che fa parte di tutte le persone. La persona con disabilità (a seconda di quando acquisisce questo stato, se in età infantile o più avanzata) in alcuni casi cresce e si confronta con una difficoltà nel relazionarsi con l’altro. Questa difficoltà è sia percepita (per paura di essere rifiutati a causa della propria condizione o di avere un corpo che spesso non corrisponde ai canoni estetici della società) sia reale (laddove alcune persone hanno difficoltà ad interfacciarsi in maniera intima con una persona con disabilità, sia per discriminazione sia per paura). Da qui può nascere il sentimento di doversi accontentare di un partner, di avere un range limitato di scelta e di dover stare in relazioni non totalmente appaganti per paura di rimanere soli e/o non riuscire a trovare nuovi partner. Questa difficoltà di relazione con l’altro è collegata al proprio livello di autostima, che spesso è segnato negativamente dal vissuto della disabilità. Inoltre, possibili rifiuti ed esperienze negative nella sessualità e nelle relazioni possono mettere in discussione l’autostima stessa, creando un circolo vizioso da cui è difficile uscire. Quindi risulta molto comune il vissuto di non sentirsi apprezzati, il pensiero di doversi accontentare di chi ci trova attraenti, anche se non mi piace fino in fondo e di relazionarsi con le stesse persone.
Un elemento che viene sottolineato trasversalmente in molti modi è la necessità di un riconoscimento del bisogno di avere relazioni significative e positive, siano esse romantiche e affettive, oppure solo sessuali e focalizzate sul piacere. Mentre la possibilità di avere relazioni affettive, seppur difficoltosa, viene riconosciuta più facilmente dalla società e forse perseguita anche più facilmente, la necessità di un riconoscimento della sessualità, anche slegata da una relazione affettiva, sembra essere molto più difficile per la persona con disabilità. Questo elemento risulta ancora più difficile quando vengono aggiunti altri stereotipi, come quelli di genere. L’importanza di provare piacere, anche slegato dai sentimenti, è un elemento che viene sottolineato dalla maggior parte dei partecipanti, ognuno con le proprie modalità di elezione (autoerotismo, utilizzo delle tecnologie, partner occasionali e relazioni sessuali durature). In ogni caso si sottolinea la necessità di una maggiore educazione sessuale alla persona con disabilità e a quelle che la circondano, che lo metta in grado di esperire sensazioni piacevoli e sentimenti positivi dal proprio corpo.
Alcuni partecipanti alla ricerca realizzata in occasione del progetto Healthy Peers hanno evidenziato il rischio di incorrere in esperienze poco piacevoli e rischiose. Soprattutto in alcuni incontri sessuali occasionali può succedere che le differenze fra non disabile e disabilità vengano caratterizzate da dinamiche di potere che vedono la persona non disabile in una posizione di supremazia rispetto alla persona con disabilità. Questo si può verificare sia in situazioni in cui la persona non disabile cerca di “insegnare” la sessualità all’altro perseguendo un’idea di sessualità propria, che può essere del tutto diversa da quella del partner. Questa idea di sessualità spesso si rifà a canoni e script riferiti ad un concetto astratto di “standard” e “normalità” nella sessualità. In altri casi può capitare che la differenza di potere diventi un rischio per la persona con disabilità e si concretizzi nella possibilità di incorrere in abusi e violenze.
Un altro elemento è rappresentato dalle barriere fisiche che permettono una scarsa accessibilità ai luoghi di frequentazione della comunità LGBT+, trasversalmente, dalle associazioni ai luoghi ricreativi. Viene sottolineata dalle persone con disabilità la necessità che associazioni e servizi che si occupano di diversità debbano essere attrezzati a permettere una partecipazione alla vita di comunità anche a coloro che hanno una difficoltà negli spostamenti. L’isolamento e la difficoltà di un contatto sociale reale sono gli elementi che più impediscono l’integrazione della persona con disabilità nelle attività quotidiane. Questo è anche uno dei motivi per cui molte relazioni nascono a distanza e si svolgono sul web, limitando la possibilità di scambi reali e fisici.
Le campagne nazionali di prevenzione e salute sessuale sono spesso discriminanti e non contemplano modelli realistici di sessualità e affettività. Spesso vengono confermati gli stereotipi della comunità LGBT+ piuttosto che essere riconosciuto il valore della diversità. Viene evidenziata l’importanza di dare all’interno di queste campagne un’immagine più reale della sessualità, del benessere e della salute che annoveri anche la disabilità. Per quanto riguarda i temi delle campagne, decostruire gli stereotipi dovrebbe essere un modus operandi trasversale all’interno della comunità. In più, le campagne dovrebbero affrontare il tema della paura del diverso (inteso come corpo, etnia, religione, ecc) che è forte anche nella comunità LGBT+.
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